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Layang Layang

Layang Layang
di Roberto Rinaldi

Storia strana quella di Layang Layang.

Sembra che in malese questo bizzarro nome voglia dire l’atollo delle rondini. Ammettendo che sia vera la genesi del toponimo, ammettendo che davvero in questo incomprensibile idioma queste due parole vogliano significare proprio questo, non ci rimane difficile capire il perché quando ci fermiamo per un attimo ad osservare la moltitudine di uccelli che si rassembrano per nidificare sulla sabbia corallina e che volano in circolo sopra la barriera, oltre le tranquille acque della laguna.
Meno chiaro invece il significato della parola atollo, mentre ci troviamo a passeggiare su di una piccola isola dalla forma allungata, questa si, parte di un atollo corallino. In effetti l’insieme di fattori geologici e naturali che hanno nel corso dei millenni permesso l’instaurazione di una struttura corallina tanto importante da arrampicarsi per migliaia di metri fino ad affiorare in superficie, non sarebbero stati da soli in grado di generare un’isola, neppure piccola come quella sulla quale stiamo passeggiando. Solo una piccola lingua di sabbia affiorava dalle acque azzurre della laguna, quando i militari malaysiani decisero che quel luogo poteva avere per loro una grande importanza strategica ed iniziarono a trasportarvi materiali per strappare al mare le zone immerse della sottile lingua di sabbia e creare una piccola isola. Un’isola dalla forma allungata, indispensabile per mettere in posto una pista di atterraggio per aerei, a quel tempo indispensabile per i collegamenti del piccolo presidio. Oggi l’importanza militare del luogo è molto minore, e la pista d’atterraggio serve ai piccoli aeroplani ad elica che trasportano sull’isola gli appassionati di mare e d’immersione.

Siamo nel mar cinese meridionale, una zona particolarmente felice, ricca di una inverosimile quantità di specie animali nel mondo del regno dei coralli. Un eldorado sottomarino lontano e difficile da raggiungere. Siamo atterrati finalmente sull’isola dopo un volo intercontinentale che ci ha condotti a Singapore. Di qui a Kota Kinabalu, da dove si parte per l’ultimo tratto. A pochi metri dalla pista sorge il lussuoso corpo centrale dell’unico resort di questa singolare isola tropicale, priva di palme e di spiagge di sogno. Stormi fittissimi si raggruppano chiassosi poco lontano, riprendendosi dallo scompiglio generato dal rumore del nostro atterraggio, mentre noi entriamo finalmente nella hall arredata e disposta con gusto ed eleganza. Sorseggiamo un cocktail mentre completiamo le formalità dell’accettazione in albergo, affacciati sulla piscina stretta tra il bar, la sala del ristorante e le finestre delle camere degli ospiti. Poco lontano le acque della laguna, cristalline ed invitanti. Il mare, i coralli, le meravigliose pareti sommerse che ci attendono sotto la superficie sono le uniche ragioni per raggiungere quest’isola remota, completamente dedicata all’immersione subacquea, ora che i militari se ne restano chiusi ed isolati nella loro minuscola base. E così in men che non si dica ci troviamo al diving, pronti ed equipaggiati per la prima immersione.

Le immersioni a Layang Layang sono tantissime.

Una settimana non può essere sufficiente, malgrado le tre immersioni al giorno previste, per esplorare tutti i “dive spot” indicati sulla carta dell’isola appesa al muro del centro. Tantissime immersioni, tutte sorprendentemente diverse tra loro, disseminate lungo l’intero perimetro dell’atollo. Immersioni che offrono coefficienti di difficoltà adatti a tutti i livelli di esperienza, dato che sempre si tratta di discese su pareti o su reef digradanti dai primi metri fino a quote irraggiungibili. Costante la presenza di correnti di una certa intensità, che spesso consigliano di pianificare immersioni in “drift”, immersioni che prevedono ci si lasci andare trasportati dalla corrente, osservando lunghi tratti di parete senza compiere grandi sforzi. Un accurato breafing precede ogni immersione, un breafing in cui la guida illustra ai clienti la topografia del sito di immersione, le creature che si potranno incontrare e le procedure di sicurezza da seguire, prima fra tutte un rigoroso controllo di coppia. Poi tutti in acqua. Una barca veloce in pochi minuti può raggiungere ogni punto di immersione, e dunque in breve ci troviamo a saltare in acqua a Wrasse Strip, un luogo ideale per la prima immersione, affaticati come si è dopo un lungo viaggio. Ci troviamo in breve a pinneggiare tra grandi torri di corallo che si elevano da un luminosissimo fondale di sabbia corallina candida. Pesci di barriera, piccole cernie rosse e blu, enormi pesci pappagallo del genere “Bolbometopon” si aggiravano tra le formazioni coralline. A circa venticinque metri un gradino netto separava la discesa di sabbia da una impressionante caduta popolata nei primi metri da una enorme quantità di anemoni e pesci pagliaccio. Una prima presa di contatto con i fantastici fondali di Layang, alla quale hanno seguito nei giorni successivi fantastiche discese sui luoghi d’immersione più famosi. Eccoci dunque a Shark’s cave, un luogo in cui la parete piomba verticale dai primi metri fino ad una sottile cengia sabbiosa sulla quale sembra voler esitare per un attimo prima di riprendere la corsa verso un abisso insondabile. Percorriamo per un breve tratto questo nastro sabbioso sospeso, fino a trovarci di fronte all’ingresso di una grande grolla che si apre nei coralli. E’ qui, appoggiati sulla sabbia, che grandi razze nere, squali leopardo e pinna bianca sembrano riposare all’ombra. E poi D’wall, una delle nostre immersioni preferite. La morfologia è del tutto simile a quella di Shark Cave, anche qui una impressionante parete esita per un istante su di una cornice sabbiosa. Ogni volta siamo stati impressionati dalla ricchezza di spugne, gorgonie, alcionari che si aggrappano alla parete. Ogni volta coi siamo fermati ad ammirare i meravigliosi rami di gorgonie rosse dai polipi candidi aggrappati allo scenografico gradino. Spessissimo il volo di una manta ci ha dato il benvenuto alle quote più basse, che quadagnavamo alla fine dell’immersione con profilo perfettamente multilivello. Wreck point ci dava invece modo di rilassarci un poco tra due discese impegnative, pinneggiando tra spettacolari torri coralline circondate da nuvole di pesciolini colorati. Bellissimi anche qui gli anemoni che colonizzano il fondale in prossimità della cigliata che ci accompagna verso il baratro. Quando ci siamo immersi a The Valley, all’estremità occidentale dell’atollo, ci aspettavamo una grande parete strapiombante, e ci siamo invece trovati su di un fondale dolcemente digradante verso il largo.

Meravigliosi i coralli duri, lambiti da correnti piuttosto forti. Tra un’acropora ed una grande madrepora abbiamo scoperto tartarughe, pesci pappagallo, cernie tropicali. Mentre in acqua libera nuotavano nuvole di fucilieri, piccoli branchi di barracuda, argentei carangidi ed eleganti mante. E per ultimo quello che personalmente considero il top dei top: l’immersione a Gorgonian Forest. Siamo all’estremità orientale dell’atollo, e anche qui il reef digrada dolcemente. Il nome del luogo ci da già una prima idea di cosa aspettarci sotto il livello del mare, ma non ci racconta nemmeno minimamente lo spettacolo sensazionale cui stiamo per prendere parte. Tra gorgonie gigantesche, ciuffi di coralli a frusta rosso carminio, spugne a barile così grandi da sembrare finte, un fitto branco di carangidi dai riflessi metallici ci avvolge completamente, resta a lungo con noi, danzando nella corrente violenta, mentre timide mante rimangono leganti ai margini della scena, quasi volessero ad un tempo lasciarci il ricordo di una immagine sensazionale ed il desiderio di tornare.

Come, dove e quando

Layang Layang si trova nel mare Cinese Meridionale, a largo della costa nord della grande isola del Borneo.

Politicamente siamo dunque in acque territoriali malesi. La capitale della regione malese del Sabah è Kota Kinabalu. A Layang Layang esiste solo una possibilità di alloggio presso il Layang Layang Island Resort, unica struttura presente sull’isola.

La lingua ufficiale è il Bahasa Malaysia. Ovviamente nel campo turistico tutti parlano inglese. La moneta locale è il ringgit malese. Accettati traveller cheques e dollari. Facile cambiare.
Layang Layang potrete saldare il conto finale con le carte di credito. Per i cittadini italiani viene richiesto il passaporto con sei mesi di validità al momento della partenza. Nessun visto per soggiorni inferiori ai tre mesi. Nessuna vaccinazione obbligatoria, consigliata l’antimalarica. Il clima è tropicale, con temperature che oscillano tra i 21°C e i 31°C La stagione secca va da marzo a ottobre. La temperatura dell’acqua oscilla tra i 25°C e i 29°C. Da marzo a maggio il momento migliore per avvistare i grandi pelagici. Il fuso orario è di sette ore avanti rispetto all’Italia.
Deliziosa la cucina locale, tipicamente orientale. Gli alberghi, resort di Layang Layang inclusi, offrono un’ampia selezione di piatti locali, ma se vi dedicherete ad un estensione del viaggio a Sabah o Sarawak, non mancate di assaggiare quanto vi offrono anche piccoli ristoranti e venditori ambulanti.

Cosa portare.

Layang Layang pantaloncini e magliette saranno più che sufficienti per il periodo di permanenza a Layang, come se deciderete di rimanere per un’estensione. In questo caso non dimenticate un paio di buone scarpe da trekking. Un buon maglione ed una giacca a vento leggera sono essenziali per l’ascensione al monte Kinabalu. Sarebbe stupido partire per un viaggio di questo tipo e non dedicarsi affatto alla visita dell’affascinante Borneo: nel Sarawak in tre o quattro giorni si può visitare Miri e il Parco Nazionale di Mulu. Nella giungla troverete spettacolari e vastissime grotte, talvolta anche di grande interesse archeologico. Sono possibili anche trekking nella giungla a Melinau Gorge. Moltissime le città da visitare nella zona Anche nel Sabah sono moltissime le possibilità.
Iniziamo con itinerari che ci condurranno a Sempurna, Danum Valley, Sukau, sandakan, Sepilok. Si tratta di itinerari naturalistici attraverso la giungla, alla scoperta della fauna locale. Avrete modo di osservare le scimmie dalla proboscide e i famosi oranghi di Sepilok, dove si trova un centro di riabilitazione per questi animali. Per i più avventurosi non resta che l’ascensione al monte Kinabalu e il rafting sui fiumi Kiulo e Padas.

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