Vai al contenuto

Mabul & Kapalai
di Andrea Ferrari

I mari del Borneo malese, nell’epicentro del bacino Indo-Pacifico: qui si trovano i fondali di maggior biodiversità di tutto il mondo, la cui straordinaria ricchezza è perfettamente esemplificata dall’ormai celebre isola di Sipadan, a poche miglia dalla costa orientale del Sabah.

Nonostante i suoi fondali siano ancora tra i più ricchi e i più belli del mondo, Sipadan ha però fatalmente finito con il soffrire in tempi recenti dell’affollamento che le è stato imposto dalla notorietà internazionale e dal proliferare non sempre controllato di strutture turistiche sulla sua limitatissima superfice emersa: chi ha conosciuto l’isola sei o sette anni fa non può oggi non rilevare i segni di un degrado in atto, dovuto a ragioni esclusicamente antropiche.

A peggiorare infine il quadro si aggiunge inoltre il riacutizzarsi della tensione nella regione tra il governo malese e quello indonesiano, che storicamente – e per diversi motivi – si contendono Pulau Sipadan e i suoi ricchissimi fondali.

Chi è alla ricerca delle atmosfere soft e rilassate della Sipadan di un tempo, lontano dalle caotiche frotte di subacquei che ne percorrono oggi a centinaia le cadute, e chi soprattutto è interessato all’osservazione di una microfauna altrove altrimenti rarissima e di difficile osservazione farà bene invece a raggiungere in tutta fretta Pulau Mabul, una isoletta sabbiosa poco più grande della celebre vicina, dalla quale dista meno di mezz’ora di navigazione.

Più vicina alla costa e strettamente legata alla piattaforma continentale, Mabul non offre le pareti che hanno reso celebre Sipadan, e la sua diversa storia l’ha da tempo privata dell’originale manto di foresta pluviale: un quarto del suo perimetro è occupato da un kampung (villaggio) di pescatori filippini immigrati più o meno illegalmente, ed è interamente ricoperta da una piantagione di palme da cocco che la fanno assomigliare un po’ a certe isolette-cartolina delle Maldive.

Sono soltanto due, fortunatamente, i resort attualmente presenti sull’isola: l’elegante Mabul Water Village, proteso sul reef con le sue palafitte e frequentato in massima parte da subacquei giapponesi, e il più tranquillo Sipadan Mabul Resort (familiarmente detto SMART), discretamente nascosto fra le palme e in tempi recenti dotatosi anche di una strepitosa piscina d’acqua dolce, leggermente sopraelevata e costruita proprio sulla spiaggia, dalla quale – dopo una giornata d’immersioni – è facile cedere alla tentazione di contemplare gli infuocati tramonti del Borneo immersi in un tiepido Jacuzzi.

A parte qualche eccezione, i fondali di Mabul sono decisamente mediocri, spesso arenosi, fangosi o detritici, con rare formazioni coralline di un certo interesse.

I siti d’immersione si trovano tutti a profondità ridicolmente basse, dai due ai venti metri.

Il vicino banco di sabbia di Kapalai (sul quale è stato da poco edificato un terzo piccolo resort, anche questo su palafitte) offre a sua volta scenari molto simili.

Il reef è stato in tempi recenti più volte devastato dalla pratica della pesca effettuata con la dinamite o il cianuro, e le immersioni sono spesso accompagnate dal secco schianto delle cariche artigianali che esplodono sulle secche circostanti nonostante i divieti ed i regolari pattugliamenti delle vedette della marina e della polizia.

Gli stessi pescatori di Mabul del resto contribuiscono ad impoverire la presenza di specie di grossa taglia nelle acque circostanti anche quando pescano con la lenza, battendo i profondi canali che separano l’isola da Sipadan e dalla costa alla continua ricerca di squali per alimentare il tragico e lucroso mercato delle pinne di pescecane: non è raro assistere, poco dopo l’alba, al ritorno delle loro piccole canoe a bilancere cariche di squali sericei e squali tigre.

Ma se il quadro generale può fino ad ora apparire poco invitante, ecco invece la rivelazione, già immaginata ed anticipata dai subacquei di maggiore esperienza che conoscono il termine “muck dives”, coniato qualche anno fa in Papua Nuova Guinea e il cui significato è “immersioni nella melma”.

Perchè Pulau Mabul è in realtà uno straordinario paradiso per una varietà altrettanto straordinaria di specie rare, eccentriche e spettacolari, molto difficili se non impossibili da osservare nelle corso di normali immersioni, iperspecializzate nei loro comportamenti e nella nicchia ecologica che occupano all’interno dell’ecosistema del reef, ricercatissime dai fotografi che amano la macro e più in generale da tutti quei subacquei più evoluti che hanno imparato ad apprezzare ed ammirare l’eccentrico, il bizzarro, il curioso e – perchè no? – anche il mostruoso.

Mabul è fortunatamente una destinazione ancora relativamente “segreta” e riservata a pochi: non a caso la grande maggioranza dei subacquei che la raggiungono, ignara dei suoi tesori, si limita a utilizzarla come base chiedendo (ed ottenendo) di immergersi quotidianamente sui fondali della vicina Sipadan.

In realtà Mabul è anche e soprattutto l’altra faccia di questo mare, perfettamente complementare ai fondali oceanici dell’atollo di Layang Layang e alle policromatiche e brulicanti pareti di Sipadan e nessun conoscitore dei mari del Borneo potrà ritenere complete le proprie esplorazioni senza essersi a lungo immerso sui suoi fondali.

Ogni tuffo qui riserva una sorpresa, una nuova specie (sempre rara o comunque poco frequente, sempre eccentrica, pressochè impossibile da avvistare senza l’aiuto degli ormai espertissimi dive-master locali, che si sono inventati una specializzazione professionale): nelle muck dives di Mabul lo straordinario è l’ordinario, e la fitta sospensione che annebbia in permanenza l’orizzonte subacqueo si trasforma in un misterioso e cangiante sipario dietro il quale si celano visioni a lungo desiderate, nelle quali l’orrido e il meraviglioso convivono e si confondono.

Mabul – il cui cielo è solcato dal volo delle grandi volpi volanti e sulle cui spiagge strisciano nottetempo i serpenti di mare – è il regno sottomarino dei pesci ago fantasma, degli scorfani diavolo, dei pesci pietra, delle squille pavone, dei pesci mandarino, dei pesci rana, delle murene nastro azzurro, dei pesci coccodrillo, dei nudibranchi: e già dai loro nomi comuni è facile capire quanto siano strane ed affascinanti queste creature.

Per immergersi in queste acque e poterne osservare al meglio gli abitanti è necessario naturalmente osservare alcune regole: l’assetto subacqueo è soprattutto molto importante, poichè i movimenti scomposti e le violente pinnate dei principianti rischiano infatti di sollevare immediatamente nubi di finissima sospensione che in pochi secondi riducono quasi a zero la visibilità, mentre la mai deprecata abbastanza abitudine di aggrapparsi con le mani ai coralli va comunque qui contenuta, considerata la presenza di un gran numero di specie (scorfani, ricci, conidi) dotate tanto di spiccatissime capacità mimetiche quanto di aculei spesso collegati a ghiandole velenose particolarmente pericolose.

Non c’è comunque da preoccuparsi, il gioco vale la candela: perchè in una settimana di immersioni sui fondali di Mabul potrete probabilmente ammirare più creature rare ed inconsuete di quante riuscireste ad osservarne in un anno intero di tuffi nel resto del mondo.

COME, DOVE E QUANDO

Sull’isola è consigliabile soggiornare presso il piacevolissimo Pulau Sipadan-Mabul Resort, costituito da una quarantina di gradevoli bungalow sopraelevati in teak, tutti dotati di letti doppi, aria condizionata, ventilatore a soffitto, zanzariere, prese per la ricarica di flash ed accumulatori video, bagno privato con doccia.

Colazione, pranzo e cena vengono serviti in un padiglione aperto e centrale che comprende anche un bar, una sala tv ed una piccola ma fornita biblioteca.

Recentemente al tutto si è anche aggiunta una bella piscina di acqua dolce affiancata da un comodo Jacuzzi riscaldato.

Il diving dello SMART offre ampi e comodi spazi per la vestizione (che viene effettuata a terra), un grande magazzino per la custodia delle attrezzature e diversi vasconi per il risciacquo di mute, erogatori e attrezzature fotografiche.

Il resort è ombreggiato da un fitto palmeto e si trova direttamente sulla lunga e bellissima spiaggia dalla quale partono le barche per raggiungere i punti d’immersione, tutti nelle immediate vicinanze.

Le immersioni – tutte con accompagnatore altamente specializzato – si svolgono su fondali sabbiosi o detritici e sono normalmente tre al giorno (a scelta a Mabul e/o a Kapalai) più una notturna organizzata su richiesta.

Chi lo desidera – in genere la maggioranza – può però anche raggiungere al mattino Sipadan e fare ritorno al pomeriggio.

Per recarsi a Mabul è necessario il passaporto in corso di validità, mentre nessuna vaccinazione è obbligatoria; si consiglia la profilassi antimalarica Il fuso orario è di 7 ore più avanti rispetto all’Italia e la corrente elettrica è di 220 volt (gli adattatori tripolari sono disponibili in albergo).

Il clima è tropico-equatoriale, caldo-umido e piacevolmente ventilato: Mabul è visitabile tutto l’anno ma il periodo migliore per le attività subacquee va da marzo a ottobre.

+39 0721 65770 Preventivo