La Micronesia è una delle tre regioni dell’Oceania – le altre due sono la Polinesia, più a sud, e la Melanesia, vicina alla Papua – che nel 1990 si è resa indipendente formando al suo interno diversi stati insulari come la Repubblica di Palau, gli Stati Federati di Micronesia (FSM) – che comprende tutte le Caroline e Yap -, Nauru e Kiribati, delle Marshall, mentre Guam e le Marianne Settentrionali sono rimasti lembi di terra statunitense. Pochissimi abitanti, centinaia di isole, molte ancora disabitate, in una scenario tropicale che comprende una larga fetta del Pianeta da est a ovest entro pochi gradi di latitudine nord e sud. Terre scoperte anticamente, soggiogate nel tempo a conquistatori diversi, multiculturali, l’una diversa dall’altra, colonizzate fino alle recenti due guerre mondiali prima da tedeschi e poi dall’Impero giapponese. Con lo sviluppo del turismo degli anni settanta hanno trovato un nuovo modus operandi emergendo come mete uniche per gli amanti del mare sconvolgendo quell’equilibrio da sempre imposto dalla Polinesia, terra d’oltremare francese.
Nel vasto comprensorio micronesiano le destinazioni ad uso dei sub non sono però molte, essenzialmente dovuto ancora oggi alla mancanza di collegamenti. Le poche esistenti sono cresciute nel tempo fino ad acquisire una notevole fama nel panorama subacqueo internazionale. Nelle Caroline c’è Chuuk, con la notissima Laguna, nota come Truk, con i relitti navali, meta agognata di chi ama questo tipo di immersione. Truk e il suo esteso atollo – quasi 40 miglia di diametro con due sole uscite verso l’oceano aperto – è il museo navale sommerso più curioso al mondo. Raccoglie nei suoi fondali, a quote varianti, relitti navali pressoché integri, mandati a fondo nel febbraio del 1944. Molti dei relitti non sono visitabili perché o troppo lontani o perché ritenuti pericolosi dalle autorità isolane. Ma ne rimangono abbastanza a quote varianti tra i 30 e 50 metri per potersi immergere in un vero museo dove ogni nave conserva quello che aveva o trasportava. La Gibilterra del Pacifico, così l’avevano dichiarata gli americani per la sua imprendibilità, cadde dopo tre giorni di furiosi combattimenti che affondarono una cinquantina di mercantili, rasero a zero la base dei sottomarini e distrussero tutti gli aerei. Fu una delle tante tragedie della guerra che dimenticò questo atollo isolato nel Pacifico fino agli anni settanta quando i sub lo riscoprirono facendolo diventare una delle destinazioni più affascinanti nel suo genere. Oggi chi visita Truk – Chuuk nell’eccezione attuale – può visitare anche il piccolo museo che racconta la storia di quei giorni. Con il contributo di alcuni celebri fotografi subacquei – due furono italiani – i relitti navali della laguna divennero presto celebri e visitati e nel museo si trovano molte di queste testimonianze. Chuuk dista da Guam un’ora e mezza di volo. Weno, la capitale, è la sede dell’unico aeroporto, troviamo un museo che ricorda la tragedia della guerra e la scoperta dei relitti da parte dei sub.